domenica 20 dicembre 2009

RECENSIONI: Miles Davis "On the corner" di Stefano Zaniboni

Ogni volta che la puntina del mio giradischi scende su “On The Corner” mi aggrappo come ad un filo d’Arianna, al ritmo del charleston che, cattivo e paranoico, mi accompagna lungo questa fantasmagorica Babele di suono.
Perché intorno ad esso è tutto un ribollire di wah wah e fiati, un fiorire di flippatissimi suoni cartoon ed un esplodere di percussioni ultra-esotiche.
Tutto contribuisce a creare uno stato di trance: dalle chitarre di John McLaughlin e David Creamer, che producono un costante conato aritmico, ai Fender Rhodes di Chick Corea e Herbie Hancock che sbuffano indiavolati, al basso di Michael Henderson, borbottante come un vecchio sdentato.
In tutto questo, la tromba-wah di Miles è operaia, lavora di squadra, profondendo acido su acido. I suoi rari assoli sono come una spezia pregiata sulle occasionali aperture mantriche di sitar e tablas.
“On The Corner” trasuda negritudine, è uno sputo funk sulle anime candide del jazz. E’ un disco dalla dinamica straniante, che si rilancia in continuazione, senza sosta; e arrivi alla fine che sei svuotato, esausto e guardi stordito il filo d’Arianna che ti ritrovi tra le mani…

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