“Come sempre è stato, passerà la nottata, cambierà il tempo. Magari pure prima del previsto e perché no, magari con nuove opportunità … dobbiamo crederci e andrà bene … è sempre accaduto in passato per fortuna”.
Con questa frase si chiudeva un articolo comparso sull’ultimo numero del giornalino curato dall’amministrazione comunale, dopo averci per un’intera pagina rassicurato e invitato a non aver paura di questa crisi, troppo enfatizzata e gonfiata dai media. Potrei ribadire con lo stesso ottimismo che abbiamo persino superato due guerre mondiali e che da allora ci stiamo godendo una fase di relativo benessere che dura ormai da 60 anni. Chi mai potrebbe contraddirmi? E potremmo continuare a lungo a rincuorarci, facendoci coraggio l’un l’altro, aprendoci alla speranza sulla base del principio che così è sempre stato e così sempre sarà nei secoli dei secoli. Peccato che la mia affermazione, un po’ superficiale, si dimentichi per esempio che nel frattempo milioni di persone sono morte a causa di quelle guerre, che altre hanno avuto la loro vita devastata per sempre,che tra i sopravvissuti la maggioranza ha buttato via la propria giovinezza e passato l’età adulta massacrandosi di lavoro per ricostruirsi un’esistenza e potrei continuare all’infinito nell’elenco degli effetti collaterali tipici delle crisi di ogni livello e gravità, poco menzionati nei libri di storia. Penso, al contrario di quanto c’è scritto nell’articolo sopra citato , che forse in questa società di paura c’è ne invece troppo poca. Mi riferisco non alla paura insensata e paralizzante tipica degli attacchi di panico, ma a quella che geneticamente ci appartiene, che spesso ci può salvare la vita, ma che è stata relegata a forza in un angolo buio del nostro inconscio, sopraffatta dal delirio di onnipotenza dell’uomo moderno. E’ quella paura che ci trattiene dallo sfidare continuamente il destino e la fortuna, che ci dice di non sporgerci troppo dal balcone e di tenere il contatto con il terreno se non vogliamo finire di sotto. Io penso che non dobbiamo aspettare che questa crisi finisca o che ci apra a nuove opportunità. Io credo che dobbiamo considerare essa stessa una opportunità; l’occasione per cambiare direzione, verso un nuovo modello di sviluppo che abbia le caratteristiche, più volte enunciate sulle pagine della nostra rivista e che non ci stancheremo mai di ribadire: maggiore equità sociale, maggiore sobrietà nei consumi e nell’utilizzo di tutte le risorse naturali e soprattutto produrre in modo ecologicamente sostenibile. “Tutti insieme ce la possiamo fare” è uno slogan vuoto se non lo completiamo con ciò che oggi è necessario rimarcare con forza ovvero: COSA?! Vogliamo fare tutti insieme. Se siamo d’accordo sulle soluzioni che prima ho riportato allora possiamo passare alla fase successiva e cioè a come le possiamo realizzare concretamente. La via più giusta e naturale sarebbe ovviamente la Politica, sia essa nazionale o meglio ancora internazionale (parlamento europeo) e mondiale (O.N.U.). Se questa strada vi sembra per ora improbabile, allora cercate nel vostro privato di cominciare questo cammino, con la vostra famiglia, nella cerchia degli amici ecc.. Iniziare è doveroso.
Nessun commento:
Posta un commento